Colpita un’organizzazione criminale della Sicilia orientale nell’ambito del traffico illecito di rifiuti. Al centro dell’esito ulteriore di una lunga indagine c’è la società di trattamento rifiuti “Eco Beach”.
I carabinieri del Comando per la Tutela Ambientale e del Comando Provinciale di Messina, coadiuvati anche dall’Arma di Catania e di Siracusa, hanno eseguito fin dalle prime ore di stamattina delle misure cautelari a carico di 16 persone, previste in un’ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il tribunale di Messina e su richiesta della Procura della Repubblica (Direzione Distrettuale Antimafia di Messina), nonché al sequestro preventivo di due aziende di smaltimento e compostaggio di rifiuti ubicate a Giardini Naxos e a Ramacca.
I provvedimenti in questione, esito di un’indagine avviata tre anni fa e denominata “Eco Beach”, riguardano la contestazione di diversi reati nell’ambito del traffico illecito di rifiuti. A 16 persone, tra cui, oltre a imprenditori e operatori attivi nel settore dello smaltimento dei rifiuti, anche due funzionari pubblici della Ente Città Metropolitana di Messina, sono stati contestati i reati di associazione per delinquere; attività organizzata per traffico illecito di rifiuti; combustione illecita di rifiuti; invasione di terreni; realizzazione di discariche abusive; deviazione di acque; abuso d’ufficio, falsità ideologica e corruzione. I provvedimenti cautelari personali prevedono 2 arresti in carcere e 9 domiciliari, 4 obblighi di firma, 2 provvedimenti cautelari reali e un’interdizione dagli uffici pubblici.
Smaltimento illecito di rifiuti, di materiale anche pericoloso e nocivo alla salute dell’uomo e all’ambiente (percolato di discarica, rifiuti ingombranti, rifiuti elettronici, residui di lavorazione di plastica e carta), condotto con l’appoggio di funzionari pubblici: è questo il fulcro dell’indagine “Eco Beach” (il nome deriva da quello della società con sede legale a Giardini Naxox, e che è nucleo dell’attività illecita) iniziata esattamente tre anni fa e condotta dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Catania e dalla sezione di Polizia Giudiziaria dei Carabinieri della Procura della Repubblica di Messina. L’indagine è stata avviata dopo un controllo che i militari del Noe e dalla Compagnia di Taormina svolsero in un impianto di trattamento dei rifiuti presso Giardini Naxos, durante il quale emerse che l’impianto era abusivo e svolgeva attività in un’area con diversi vincoli. L’alveo del torrente San Giovanni, nella contrada Cantaro, di Taormina, che scorre a fianco dell’impianto era stato riempito di terra e trasformato in una strada carrabile utilizzata per il transito dei mezzi che trasportavano i rifiuti, con enorme rischio di inondazione del centro abitato a valle.
Da qui, l’indagine ha fatto emergere il coinvolgimento, in ipotesi di traffico illecito di rifiuti, di più soggetti e più società collegate a Eco Beach e al suo titolare. Per tali ragioni, nel maggio del 2018 la direzione delle indagini fu assunta dalla DDA di Messina. Nel dicembre dello stesso mese l’impianto di Giardini fu dunque sottoposto a nuova e più serrata ispezione da parte del Noe di Catania, ispezione che si concluse con il sequestro della struttura. Tale provvedimento è stato convalidato da G.I.P. e ulteriormente confermato dal Tribunale del Riesame, cui gli interessati avevano avanzato ricorso.
Le indagini hanno fatto emergere condotte illecite “non smaltite” e perciò reiterate da parte dei numerosi indagati, fra cui distruzione e incenerimento illecito di rilevanti quantità di rifiuti, fino al rilascio di autorizzazioni illecite lungo una lunga filiera che va dal livello della Pubblica Amministrazione locale fino ai vertici provinciali del settore ambientale. L’attività illecita si stima in entrate pari a qualche milione di euro, profitto ottenuto con il trattamento non regolare di svariate decine di migliaia di tonnellate di rifiuti.
Sul fronte dei reati contro la pubblica amministrazione, prove rilevanti sono state raccolte nell’ambito di reati relativi ad abuso e omissione di atti d’ufficio e falso materiale, finalizzati al rilascio di autorizzazioni illegittime, necessarie ad occultare le attività illegali di smaltimento, nonché anche in ordine ad un episodio di corruzione di un pubblico funzionario della Citta Metropolitana di Messina, addetto al controllo, attraverso la cessione di somme di denaro e ricezioni di “regali” in cambio di un atteggiamento favorevole nel corso dei controlli.
Nel provvedimento cautelare viene contestato il reato di associazione per delinquere a 8 indagati, ritenuti parte di un’organizzazione criminale volta alla commissione di una serie di reati contro la pubblica amministrazione e l’ambiente, con il fine di consentire ad alcuni imprenditori operanti nel settore ambientale di accrescere i profitti attraverso una considerevole riduzione dei costi, contrastante certo con lo smaltimento lecito dei rifiuti