Giuseppa Malgioglio ha festeggiato ieri un record decisamente raro: insieme alla propria famiglia, i 3 figli, i 7 nipoti e i 12 pronipoti, ha spento infatti cento candeline. La centenaria ramacchese gode ancora di buona salute, e possiede una caparbietà e una grinta altrettanto rare, proprie di una donna che ha varcato un piccolo confine del tempo.
Si prepara anche la colazione da sola, vive quasi del tutto autonomamente e ha potuto guardarsi indietro e ripercorrere un secolo intero di vita (ben cento anni!) con una devastante guerra di mezzo e ora una pandemia. «Mi chiamo Giuseppa Malgioglio – detta la centenaria ramacchese alla nipote, che trascrive le parole della nonna per l’intervista – Sono nata il nove agosto del 1921, la quinta di nove figli. All’età di ventisette anni ho vissuto la Seconda guerra mondiale, a cui è sopravvissuta tutta la mia famiglia. Finita la guerra, rientra soldato colui che è diventato poi mio marito, Salvatore Privitera. Dalla nostra unione nascono quattro figli». Il primogenito di Giuseppa morirà però dopo aver compiuto un anno, mentre il resto dei figli era ieri intorno a lei, insieme agli altri parenti e agli amici.
Ai festeggiamenti, intesi nel limite che questa parola ha assunto nell’ultimo anno e mezzo, era presente anche il parroco della chiesa Matrice, Nunzio Valdini, e il commissario del Comune, Domenico Targia, il quale ha regalato a Giuseppa una targa in segno di augurio e affetto con incisa una frase dello scrittore Marc Levy. Prima del rinfresco si è svolto un intenso momento di preghiera. «Ringrazio il signore per questi anni – dice Giuseppa, che prima della pandemia non lasciava passare una domenica senza ricevere la comunione – e per la fede che mi ha sempre accompagnato».
«Ora cerchiamo di superare questa grande pandemia – continua Giuseppa, che è già vaccinata con la seconda dose – e spero di uscirne vincitrice come in tutte le altre battaglie del passato».