Cronaca

«Con un pozzo gli cambi la vita» I missionari siciliani di nuovo in viaggio per aiutare i popoli africani

IL GRUPPO DI MISSIONARI DELL’ASSOCIAZIONE “AMICI DELLE MISSIONI SICILIA”, FONDATA DAL MEDICO RAMACCHESE ENRICO FERRO, È PARTITO IERI PER UN NUOVO VIAGGIO NEI VILLAGGI DELLA GUINEA BISSAU, DOVE LO SVILUPPO A CUI LA GRAN PARTE DEL MONDO È ABITUATO NON ESISTE E SI LOTTA OGNI GIORNO PER LA SOPRAVVIVENZA

Ieri mattina, il gruppo di volontari siciliani che da anni organizza viaggi nello Stato repubblicano della Guinea-Bissau è partito per una nuova missione. Tra questi, il dottore Enrico Ferro, pediatra ramacchese promotore e fondatore dell’associazione “Amici delle Missioni Sicilia”, impegnato da quasi vent’anni in appuntamenti nei villaggi poveri dell’Africa dell’Occidente, allo scopo di fornire le popolazioni che vi abitano di risorse e strutture necessarie alla loro sopravvivenza.

In un mondo in cui si parla continuamente di nuovi poveri, al punto da indurre a credere che a monte di queste condizioni di povertà ci siano delle scelte consapevolmente deliberate, le condizioni di alcuni abitanti dei paesi dell’Africa, lontani anni luce dal consumismo nostrano, occupano purtroppo ancora l’immaginario di tutti. Si tratta di quei poveri che spesso passano maldestramente alla tivù negli spot pubblicitari sulla fame nel mondo, o di cui si sente parlare fin da bambini quando i genitori fanno leva sulla sensibilità dei propri figli per educarli a non sprecare il cibo. Ma un conto è vedere da lontano, percepire a stento, un altro è toccare con mano queste realtà e rimboccarsi le maniche con mille rischi per aiutare questa gente a vivere. È ciò che fanno i membri dell’associazione “Amici delle Missioni Sicilia”, un gruppo di volontari che partono in missione nei villaggi della Guinea Bissau e anche nell’arcipelago delle Bijagos. Il fulcro della missione di quest’anno (nel 2020 il viaggio è saltato a causa del Covid) è più o meno uguale a quello degli anni passati, ma in circostanze differenti. I missionari, medici e non, si occuperanno principalmente di cure mediche, campagna vaccinale anti Covid e del supporto relativo al progetto “Casa des Maes” (La casa delle madri). Quest’ultimo consiste in un grande impegno in termini di cure e sicurezza per le donne incinte, le quali vengono convinte a sottoporsi a controlli durante la gravidanza, soprattutto nelle ultime fasi, e a rimanere all’interno di alloggi disposti nelle parrocchie sotto la sorveglianza costante dei medici.

Parliamo di un mondo molto diverso dal nostro, ma allo stesso tempo simile, che reclama da anni condizioni di vita migliori. Si tratta per un momento di guardare al di là delle nostre abitudini, che offuscano speso il reale senso della vita. A spiegarcelo è il medico pediatra Enrico Ferro, fondatore dell’associazione e in campo con i missionari dal 2004.

«La difficoltà del viaggio è realizzare i progetti in poco tempo. Abbiamo stavolta missioni da svolgere in sei luoghi diversi, e dobbiamo spostarci continuamente. Non ci sono strade e autostrade là, ma solo sentieri. Le poche strade asfaltate hanno buche enormi. Da qualche mese sono arrivati i vaccini, e faremo anche quelli. Io ho sempre desiderato fare il missionario. All’inizio ho provato con Croce Rossa e Medici senza frontiere, ma l’impegno richiedeva troppo tempo: almeno sei mesi, e molti di noi abbiamo studi medici e responsabilità anche qui. Non mi fu possibile dunque partire con queste organizzazioni. Ho deciso allora di darmi da fare. Trovai contatti incontrando una suora he veniva dalla Guinea ad Acireale. Sono partito allora con un gruppo di questa chiesa e, al mio ritorno, ho voluto istituire l’associazione. Siamo dei volonatri, medici e non solo, che per tre settimane ogni anno andiamo là. Non abbiamo associazioni grosse alle spalle, ma almeno possiamo portare tutto noi direttamente, consegnare il denaro raccolto nelle mani a loro, senza intermezzi. Abbiamo un conto postale e bancario, e filmiamo tutto quello che facciamo. I soldi li consegnamo ai missionari delle diocesi».

Il medico Enrico Ferro con i bambini dei villaggi della Guinea Bissau
Il gruppo di missionari di Amici delle Missioni Sicilia

Nel 2006 Ramacca ha adottato il villaggio di Dungur, che era tra i più poveri. «Non aveva pozzi, né scuola e né infermeria – continua il medico – L’acqua è fonte di vita soprattutto per loro. Se non c’è, percorrono tre chilometri al giorno per prenderla con secchi enormi. Con un pozzo gli cambi la vita. I bambini delle scuole di Ramacca hanno portato un euro al mese per dieci mesi. Abbiamo raccolto 12 mila euro e fatto due pozzi, una scuola grande con cinque aule, l’infermeria, un asilo. La scuola di Dungur si chiama “Enrico Ferro”. Mi hanno estremamente commosso. C’è il timbro della Repubblica di Guinea. Nel corso degli anni abbiamo inoltre messo anche i pannelli solari nelle scuole, così che le donne possono studiare anche di sera, perché di giorno loro si prendono cura della casa, vanno a lavorare o badano all’orto. La donna regge la struttura del villaggio. Il lavoro consiste nell’andare a raccogliere banane, caucciù o riso».

«In Guinea abbiamo 6 punti di appoggio. Prima stavamo 20 giorni solo nel paesino di Bula. Poi, dopo che ci hanno conosciuti, sono aumentate le missioni. Ce le hanno richieste. Siamo andati anche nelle isole. Poiché il nostro gruppo comprende principalmente personale medico, le missioni consistono in visite mediche. Le parrocchie sono il fulcro attorno a cui si riuniscono i villaggi. I missionari che vivono nelle parrocchie sono lì per fare evangelizzazione. Loro ci dicono di cosa c’è maggiormente bisogno. I villaggi intorno alla chiese possono essere circa 12 fino a un massimo di 40, e ci viviono due o trecento persone. Sono capanne sparse nella giungla. Questo periodo è l’inizio della stagione delle piogge, e lì c’è un caldo umido soffocante, e quindi rischio di malaria per le zanzare».

Ogni persona di quei villaggi beve l’acqua raccolta soltanto dopo avere diluito nei secchi delle gocce di candeggina per disinfettarla; gli insegnanti sono pagati qualcosa come, in corrispettivo, 30 o al massimo 40 euro al mese. Per tutte queste ragioni, e sicuramente per molto altro, le missioni compiute nel corso degli ultimi anni da Enrico Ferro e dagli altri membri del gruppo dovrebbero muovere a una seria riflessione, con conseguente cambiamento del modo di vivere. Prendiamo in prestito le parole di Einstein (con ogni probabilità attribuite al grande scienziato): Non esistono grandi scoperte né reale progresso finché nella Terra esiste un bambino infelice.

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