L’UNIVERSITA’ DI CATANIA (DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE) E LA SOPRINTENDENZA HANNO SOTTOSCRITTO UNA CONVENZIONE PER RIPRENDERE GLI SCAVI NEI SITI ARCHEOLOGICI DI CONTRADA TORRICELLA E MONTAGNA, PORTANDO ALLA LUCE NUOVE TRACCE DI UN PASSATO ANTICHISSIMO
Il territorio di Ramacca sembra proprio essere una fonte inesauribile di storia, di reperti archeologici che aspettano solo di essere riportati alla luce dopo millenni per rivelarci altri dettagli sul passato. A seguito di una convenzione sottoscritta fra l’Università di Catania, riguardante nello specifico il Dipartimento di Scienze della Formazione, e la Soprintendenza ai Beni Culturali di Catania, è stata avviata una nuova campagna di scavi tra i preziosi reperti che la superficie di Ramacca conserva.
La storia che si cela sotto il territorio che tutti calpestano è ben più profonda a Ramacca di quel che si potrebbe credere, e questo non è in effetti una novità: basti soltanto pensare ai siti di Castellitto, dove si conserva un’antichissima e preziosa traccia di una villa romana, e a quelli di Torricella e La Montagna. In questi luoghi, negli anni Settanta, il compianto archeologo Enrico Procelli, scomparso nel 2014, è stato pioniere di un’intuizione e della sua conferma, riguardante appunto la presenza di reperti storici senza tempo. Procelli ha dunque organizzato le prime campagne di scavi mezzo secolo fa, insieme ai professori ordinari di Archeologia classica al Disum e al Disfor, Massimo Frasca e Dario Palermo, quest’ultimo scomparso a febbraio di quest’anno e direttore, dopo Procelli (e prima dell’attuale, lo storico Nino Cucuzza) del Museo civico archeologico di Ramacca. Ed è proprio dai risultati raggiunti da questi pionieri che oggi l’Università di Catania e la Soprintendenza ripartono, per soddisfare l’esigenza di raccogliere e arricchire un’eredità ricevuta. A tal proposito, la professoressa Eleonora Pappalardo, docente di Archeologia classica del Disfor, si è fatta promotrice della volontà ultima di Dario Palermo di riprendere gli studi in contrada Torricella.
Con la sottoscrizione dell’accordo, è stato possibile organizzare dunque un lavoro di ricerca sul campo, protrattosi dal 6 al 21 luglio, e che ha coinvolto un gruppo di studenti di archeologia dell’Università catanese e uno dell’Università di Messina, coordinati dalla dottoressa Maria Turco (Soprintendenza) per le ricerche a Torricella, e dalla dott.ssa Teresa Magro (referente della convenzione) per quelle svolte nella Montagna, nonché supportati dalle archeologhe e studiose del sito dell’associazione ramacchese Archeorama, di cui la dott.ssa Laura Sapuppo è presidente. Archeorama ha partecipato alle ricerche e fornito agli studenti, tra le altre cose, logistica e materiale bibliografico relativo agli scavi precedenti.
Le scoperte portate a compimento proseguono dunque sulla scorta di quelle precedenti, aggiungendo nuovi e notevoli risultati.
Il sito preistorico di Torricella comprende i resti di un villaggio di capanne abitato circa nel 2000 a.C. In questo luogo l’attività di indagine è iniziata nel 1970 e ripresa soltanto ora. Già in quelle prime ricerche fu individuato un robusto muro curvilineo con il cui scavo si è oggi proseguito. Il reperto, rientrante nella nota cultura preistorica siciliana di Castelluccio, risale all’Età del Bronzo antico ed è parte di un ampio insediamento di cui, finora, sono stati esaminati solo due settori.
Il sito della Montagna, invece, è stato già oggetto di scavo da parte della Soprintendenza, nel 1994. La zona conserva un edificio risalente a un insediamento dell’età arcaica, cronologicamente collocabile tra il VII e il VI secolo a.C. All’interno del monumentale edificio fu rinvenuto e restaurato un forno. Gli ultimi scavi compiuti qualche giorno fa hanno portato alla scoperta di un nuovo ambiente situato a nord-est dell’edificio, a cui il gruppo di studiosi è arrivato seguendo le parti affioranti di alcune pareti. Si tratta di una struttura simile alla precedente ma ben più grande e più complessa nella sovrapposizione dei vari strati. Dal ritrovamento e dall’esame successivo dei diversi materiali ceramici trovati al suo interno, si è ipotizzato che l’ambiente sia stato distrutto da un violento incendio.
Risultati che mettono quindi in luce altre informazioni su tempi remoti, la cui importanza, veicolata dal dato storico, risiede naturalmente nella scoperta delle origini, nell’insegnamento che se ne ricava e, integralmente, nel fascino di un tempo la cui fiamma non smette di ardere, qualunque sia il tempo presente.
La convenzione prevede un accordo triennale, e i prossimi scavi sono previsti per il mese di maggio del 2023.