L’AUTOPSIA IN PROGRAMMA PER DOMANI CHIARIRA’ LE DINAMICHE DELLA MORTE DELLA GIOVANE MOLDAVA. IL SUICIDIO INSCENATO NON REGGE AGLI OCCHI DEGLI INQUIRENTI PER NUMEROSI DETTAGLI
Il compagno della giovane Vera Schiopu, il muratore romeno di 33 anni Gheorghe Ciprian Apetrei, e il amico connazionale, Costel Balan, di 31 anni, (come riportato da Open) rimangono in arresto nel carcere di Caltagirone a seguito dell’accusa di omicidio e di concorso in omicidio che gli inquirenti hanno mosso contro di loro dopo aver rivelato numerose incongruenze con il suicidio della giovane moldava. Apetrei avrebbe assassinato la compagna e poi simulato il suicidio della giovane con l’aiuto del complice Balan, raccontando anche che la ragazza stava attraversando un periodo difficile della propria vita (come riporta lastampa.it)
Il 19 agosto la morte di Vera per suicidio è stata comunicata da Balan ai carabinieri, i quali giunti sul posto, un malridotto casolare in contrada Sferro, nelle campagne tra Ramacca e Paternò, hanno intuito che la circostanza della morte sembrava però più che altro una messa in scena. A rendere infatti poco credibile il suicidio agli occhi dei militari della Stazione di Ramacca e del Nucleo investigativo di Catania sono stati alcuni dettagli rilevanti. Nello specifico, la corda del cappio lenta e appesa in un punto troppo basso della trave, tanto che il corpo sfiorava con i piedi il pavimento, nonché pare troppo fine per reggere il peso della donna, e in aggiunta diverse escoriazioni e lividi nel corpo di Vera. L’ipotesi ricostruita è dunque quella di uno strangolamento avvenuto peraltro dopo che la ragazza è stata picchiata.
L’autopsia sul corpo, che al momento si trova nella camera autoptica del cimitero di Ramacca, è in programma per domani, e consentirà di chiarire i relativi dettagli dell’ipotesi di omicidio, dato che le dinamiche, così come il movente, rimangono finora sconosciuti. Di Vera e Apetrei si sa infatti molto poco. La ragazza però pare che si trovasse in Italia per ragioni di lavoro, e che fosse impegnata come bracciante agricola proprio nelle campagne del catanese. Da quanto appreso dalle scarse testimonianze, tra loro non pare ci siano stati episodi di liti recenti, né difatti risultano denunce precedenti da parte della ragazza.
Il fatto, come si diceva ieri e come è stato più volte sottolineato dai vari cronisti delle testate italiane che stanno seguendo il caso, rivela con maggiore urgenza (come se ce ne fosse ancora bisogno, del resto) la necessità di un’azione immediata da parte delle istituzioni, e soprattutto a partire dal primo step, quello della denuncia che molte donne hanno effettuato a danno dei loro persecutori. Denunce che, in diversi casi recenti, non hanno però sortito alcun effetto dirimente per proteggere le vittime. Da diversi giornali è stata sottolineata per esempio l’analogia fra il caso di Vera e quello di Valentina Salamone, la diciannovenne di Biancavilla trovata impiccata in un casolare di Adrano. Il caso si è poi risolto con l’arresto di Nicola Mancuso, accusato dell’omicidio della giovane con la quale aveva una relazione.
Stando comunque a quanto appreso oggi, il Governo sta lavorando a un disegno di legge relativo ai femminicidi, che verrà approvato adottando il procedimento più rapido.