IL CORPO DEL RAMACCHESE MORTO IL 30 LUGLIO SCORSO, E PER IL CUI DECESSO SI INDAGA PER OMICIDIO COLPOSO, NON ERA STATO ANCORA RESTITUITO AI FAMIGLIARI A CAUSA DELLO SVOLGERSI DEGLI ACCERTAMENTI SUL CORPO.
articolo di Laura Distefano
Si svolgeranno domani alle 18 nella chiesa di San Giuseppe i funerali di Giovanni Forte, morto a 65 anni, dopo un lungo calvario tra ricoveri in ospedale e percorsi di riabilitazione. Intanto l’indagine sulla morte sospetta di Giovanni Forte, è passata per “competenza territoriale” alla procura calatina. L’inchiesta per omicidio colposo, in cui sono iscritti nel registro degli indagati 24 sanitari tra medici e operatori del Gravina e del Santo Pietro di Caltagirone, è affidata al pm Alberto Santisi, che ha firmato ieri il nulla osta per consegnare la salma ai familiari dopo che è stata eseguita l’autopsia dal medico legale Giuseppe Ragazzi. All’esame autoptico ha partecipato anche Maria Francesca Berlich, la consulente nominata dall’avvocato Enzo Di Benedetto, che assiste le tre sorelle di Forte. Nove indagati hanno nominato come perito, il medico legale Lucio Di Mauro.
Poche le risposte arrivate dall’autopsia sul cadavere, sarà invece lo studio e l’approfondimento della documentazione del percorso diagnostico- radiologico che potrà fornire elementi da cui poter comprendere se ci siano state negligenze od omissioni di rilevanza penale da parte degli indagati.
Ma riavvolgiamo il nastro. Giovanni è spirato il 30 luglio scorso al reparto di rianimazione del Cannizzaro dove e arrivato il 13 giugno in condizioni davvero disperate. Era in shock settico e con una gravissima insufficienza respiratoria. Il calvario però è cominciato mesi prima. Il 29 aprile Forte è caduto all’indietro in una piazza di Ramacca. Arrivato al pronto soccorso del Gravina di Caltagirone dopo una prima visita è stato dimesso. Ma i dolori atroci lo hanno fatto tornare in ospedale. Una volta diagnosticata la lesione vertebrale-cervicale è stato ricoverato in neurologia. Il 15 maggio Giovanni è stato trasferito al Santo Pietro per un percorso riabilitativo in conseguenza della tetraplegia. Ma il 13 giugno le condizioni peggiorano in maniera repentina. D’urgenza viene ricoverato al Cannizzaro dove viene tracheotomizzato e ventilato meccanicamente. Poi i neurochirurghi intervengono sulla lesione che comprometteva la funzionalità e il movimento degli arti. L’interrogativo a cui dovrà rispondere il medico legale e se l’intervento di neurochirurgia dovesse essere eseguito prima. E non dopo due mesi dalla caduta. Ma saranno soprattutto gli esami radiologici a poter fornire risposte.