Cronaca

Un viaggio ricco di impegno per salvare la vita ai poveri della Guinea

I MISSIONARI DELL’ASSOCIAZIONE “AMICI DELLE MISSIONI SICILIA” SONO RIENTRATI DAL VENTIDUESIMO VIAGGIO IN GUINEA, COMPIUTO PER SOSTENERE BAMBINI E FAMIGLIE FUORI DAL RAGGIO DEL BENESSERE OCCIDENTALE

Si è concluso da qualche settimana il ventiduesimo viaggio in Africa dell’associazione “Amici delle missioni Sicilia”, fondata nel 2004 dal pediatra ramacchese Enrico Ferro. L’associazione riunisce un gruppo di missionari che da quasi vent’anni compie viaggi nello stato africano della Guinea Bissau per offrire alle popolazioni dei villaggi sanità, cibo, strutture… per salvare loro la vita, insomma.

Fin da bambini si è sentito parlare spesso di paesi poveri, ricevendo un’educazione all’interesse verso i problemi dell’altro, che di fatto, a dirla tutta, sono i medesimi da mezzo secolo. Sono difatti ancora in vigore terminologie che frappongo “primi mondi” a “terzi mondi”, dato che esistono persone che vivono in condizioni primitive e che muoiono per malanni che nei paesi cosiddetti civilizzati vengono tranquillamente curati o del tutto elusi.

In questo contesto si inserisce l’attività dei missionari dell’associazione “Amici delle Missioni Sicilia”. Il ventiduesimo viaggio è stato intanto più lungo dei precedenti: ben 26 giorni, dal 12 marzo al 6 aprile, in giro per i villaggi della Guinea Bissau a curare le persone, lasciare fondi ai missionari del posto, assumere impegni di nuove progettualità quali la costruzione di pozzi e asili.

Da un anno, inoltre, l’associazione collabora con un altro gruppo del posto, Amev, che riunisce medici africani che ogni mese fanno tappa in un villaggio per dare sostegno sanitario in primis. «Con loro siamo stati a Olossato, un villaggio privo di pozzo – spiega il pediatra Ferro – In una scuola abbiamo svolto centinaia di visite dopo che si è diffusa la notizia del nostro arrivo».

I missionari hanno fatto tappa anche nell’isola di Soga, dove nessun pediatra aveva mai messo piede prima, e a Casa Bambaran, un punto di accoglimento, a Bissau, di bambini nati con malformazioni, che secondo la cultura autoctona non sono neanche ritenuti esseri umani. Questo è quanto si legge infatti anche negli stessi documenti relativi a ognuno di questi bambini.

In merito invece alle progettualità, l’adozione del percorso di studio e formazione di giovanissime ragazze, bambine si direbbe, per evitare che già a 12 anni finiscano in mogli al migliore offerente, è attualmente il progetto più importante e di grande valore umano che l’associazione porta avanti. «Stiamo sostenendo inoltre i centri per denutriti a Gabu, Tite e Contuboel. Di alcuni se ne occupa anche la Caritas, mentre a Tite siamo solo noi a sostenere denutriti e donne gravide. Ci è stato chiesto dalle suore anche di costruire due asili a Ingoré e a Gabu, perché ci sono molti bambini. Andare all’asilo, soprattutto col progetto di sostenere una mensa, significa dare cibo e togliere i bambini dalla foresta».

Già, perché il tasso di mortalità infantile è purtroppo molto elevato in quei villaggi africani, dato che bisogna sopravvivere a infezioni, scarsità di nutrimento e altre malattie. Superata la soglia dei 5 anni le possibilità di farcela diventano maggiori. Mangiare alla mensa dell’asilo significa nutrirsi con maggiore frequenza e far sì che il cibo procurato a casa possa essere meglio distribuito.

Ed ecco dunque che ritorna con forza, testimoniato, l'”interesse per l’altro”, di cui si diceva. Non c’è distanza che possa infatti eludere le responsabilità di ognuno, di chi vive in una condizione di benessere e sicurezza ormai quasi scontate. L’associazione “Amici delle Missioni Sicilia” vive delle offerte che chiunque, associazioni, gruppi, singoli individui, può elargire. Cliccando QUI si potrà accedere alla pagine del sito dell’Associazione dove sono riportate le indicazioni per sostenere i missionari.

“Non esistono grandi scoperte né reale progresso finché sulle terra esiste un solo bambino infelice”. Questa frase, attribuita ad Albert Einstein, riassume forse in modo concreto la necessità di scalfire il proprio benessere egoistico per far sì che anche gli altri possano vivere la propria vita dignitosamente.

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