La delicata situazione che attualmente sta coinvolgendo alcuni dipendenti comunali, in stato di agitazione per la richiesta di rivendicazioni inerenti alla loro condizione lavorativa all’interno dell’Ente, si sostanzia fondamentalmente in due punti essenziali: da un lato, la richiesta di soddisfacimento di quanto avanzato dai dipendenti e ribadito nell’ultima nota protocollata lo scorso 8 maggio; dall’altro il modo in cui tali richieste ricadranno sui servizi che il comune di Ramacca garantisce ai cittadini.
Nella nota di riferimento trasmessa al Prefetto, al sindaco Nunzio Vitale e al segretario del Comune, i 45 dipendenti hanno riportato le loro rivendicazioni esprimendole in sei punti essenziali: il passaggio del contratto lavorativo da part-time a full-time o comunque l’aumento delle ore settimanali da 24 a 35 (quest’ultimo passaggio era già avvenuto per alcuni dipendenti durante l’attività della precedente amministrazione, ma le ore lavorative sono state poi nuovamente ridotte a 24 durante il periodo di commissariamento del Comune); richiesta di buoni pasto e sicurezza sul lavoro; rivisitazione della struttura organizzativa dell’Ente e legittimazione della figura di vice segretario; rivendicazione per assenza di una politica di organizzazione di uffici, servizi e personale.
Al punto uno della nota la rivendicazione riguarda alcune somme liquidate per le ore di lavoro straordinario durante le ultime elezioni, che i dipendenti ritengono essere inferiori rispetto all’entità delle stesse. <<Il discorso è complesso ma chiaro allo stesso tempo – dichiara Enzo Mauceri, rappresentante del sindacato Csa Ral, che ha avviato lo stato di agitazione e dipendente comunale in servizio nella Polizia municipale – Da premettere che dopo decenni di precariato, anche se stabilizzati, abbiamo un contratto part-time a 24 ore settimanali. Con la fuoriuscita del personale di ruolo full-time che va in pensione riusciamo a stento a coprire i servizi di tutti gli uffici, nonostante le ore siano state spalmate su sei giorni lavorativi. A oggi siamo il cinquanta per cento del personale di forza lavoro, il restante già pensa alla pensione. Noi, che non siamo più giovani dei colleghi di ruolo, rivendichiamo il diritto alla dignità lavorativa con l’assunzione a tempo pieno. Questa stabilizzazione è invece ancora oggi negata, ma in campagna elettorale se ne parlava spesso. Siamo stanchi e delusi, e ci muoveremo per essere ascoltati e per non essere abbandonati>>.
In settimana, un sit-in è stato presieduto da alcuni manifestanti davanti al Municipio (a questo ne sono seguiti altri due), per far sentire le proprie ragioni.
In merito alla vicenda, il sindaco Vitale ha voluto rilasciare la seguente dichiarazione: <<Ritengo che le richieste non hanno nulla a che vedere con la rivendicazione dei lavoratori, infatti la manifestazione non ha avuto adesione dalla maggior parte dei dipendenti. Nonostante ciò è opportuno riprendere il dialogo, anche se si tratta di un solo lavoratore, perché è nostro interesse, forse anche più del sindacato manifestante, che i lavoratori abbiano pieno rispetto di ciò che gli spetta>>.
Insomma, una situazione delicata che non riguarda solo Ente comunale e dipendenti, visto che a pagare il prezzo potrebbero essere anche i cittadini che potrebbero vedere ridotti i servizi offerti in futuro, come la riduzione dell’apertura degli uffici comunali o la copertura del servizio di ordine pubblico, di cui già nella relazione di fine anno il comandante della Polizia municipale aveva fatto menzione.
La situazione rimane attualmente in sospeso dopo la convocazione di un tavolo tecnico per chiarire la questione.