Cultura

Il mistero che “avvolge” il mondo: la Sacra Sindone al confine fra scienza e fede

LA SINDONOLOGA MARINELLI SPIEGA IL MISTERO CHE RIGUARDA IL LENZUOLO DI LINO CON IL QUALE FU COPERTO IL CORPO DI GESÙ DOPO LA MORTE AVVENUTA PER CROCIFISSIONE

Il mistero che “avvolge” la Sacra Sindone, il pregiato lenzuolo di lino che si può considerare come la più preziosa e affascinante reliquia posseduta, conservata attualmente nel Duomo di Torino, alimenta ancora oggi un dibattito fra scienza e fede. Le ragioni sostenute da entrambe le parti si sono comunque spesso incrociate armoniosamente negli studi condotti sulla reliquia durante i secoli passati. Nonostante questo, la Sindone rimane ancora un enigma la cui soluzione non può forse essere compresa in modo esclusivamente razionale.

Com’è noto, a rendere straordinaria la reliquia è l’immagine impressa nel tessuto, consistente in un ingiallimento della stoffa rispetto alla colorazione più chiara delle altre parti. L’immagine raffigura un uomo la cui identità, in seguito al convergere di fonti scientifiche, storiche geografiche ed evangeliche, si può riconoscere in quella di Gesù Cristo. La Sindone, dunque, è con ogni probabilità il lenzuolo con il quale fu avvolto il corpo di Gesù dopo la deposizione dalla croce e il trasferimento nel sepolcro.

Emanuela Marinelli, esperta sindonologa a livello internazionale, laureata in Scienze naturali e Geologia e con all’attivo una lunga serie di pubblicazioni sull’argomento, si occupa della Sindone da circa quarant’anni.

Da sinistra: la sindonologa Marinelli con il vescovo Calogero Peri e il sacerdote Nunzio Valdini durante la conferenza sulla Sindone del 2017

Qual è la storia della Sindone e come si lega alle vicende che riguardano Gesù Cristo?

«Nei primi tre secoli la Sindone deve essere stata nascosta a causa delle persecuzioni. Alcune fonti parlano di un panno con l’impronta di Gesù conservato a Edessa, in Turchia. Il panno in realtà era un lungo telo ripiegato, ed è lecito pensare che si trattasse proprio della Sindone. Nel 944 la sacra immagine venne trasferita a Costantinopoli; qui nel 1204 un crociato, Robert de Clari, vede la Sindone esposta nella chiesa di Santa Maria delle Blacherne. Probabilmente fu poi portata via e trasferita in Francia da Othon de la Roche. Una discendente di questo crociato, Jeanne de Vergy, sposò Geoffroy de Charny, la cui nipote Marguerite diede la Sindone ai Savoia, i quali la portarono a Torino nel 1578.

La Sindone è un tessuto di lino a spina di pesce, con una cucitura laterale identica a quelle esistenti su stoffe ebraiche del I secolo. L’Uomo della Sindone è stato flagellato con oltre 120 frustate, coronato di spine, colpito al volto da pugni e da un colpo di bastone; ha portato sulle spalle la traversa di una croce, è stato crocifisso con chiodi e trafitto da una lancia al costato con abbondante fuoruscita di sangue e di siero. Tutti i medici legali che hanno studiato la Sindone concordano che quel lenzuolo ha avvolto un cadavere. Questo non si può negare. L’uomo è rimasto nel lenzuolo circa 36-40 ore. La fine del contatto con il lenzuolo è avvenuta senza spostamenti, che avrebbero alterato le macchie di sangue.

Quali sono i dati scientificamente indiscutibili relativi alla Sindone?

«Sono molte le analisi che ne avvalorano l’autenticità: l’abbondanza di pollini di provenienza mediorientale e di aloe e mirra, che richiamano l’usanza giudaica di cospargere i corpi dei defunti con aromi; la presenza dell’aragonite – un minerale –  simile a quella trovata nelle grotte di Gerusalemme; presenza di terriccio all’altezza delle ginocchia e del naso; cospicue tracce di DNA mediorientale; presenza di sangue umano, corrispondente al tipo AB, dovuto al contatto con le ferite di un cadavere. Nel 1988 la Sindone fu datata con il metodo del radiocarbonio. Risultò così fabbricata tra il 1260 e il 1390 d.C. Però l’angolo da cui fu fatto il prelievo è risultato inquinato e rammendato. Un importante articolo scientifico, apparso nel 2019 su Archaeometry, esamina dal punto di vista statistico i singoli dati dell’analisi radiocarbonica. Questa analisi dimostra che i campioni non erano omogenei, dunque non potevano ritenersi rappresentativi dell’intero lenzuolo. L’esito di quel test del 1988, perciò, non si può più ritenere valido e di conseguenza non si può più affermare che la Sindone è un reperto medievale.

Uno scienziato intento a osservare la Sindone al microscopio durante una delle molte analisi scientifiche svolte sulla reliquia

Qual è il mistero legato al lenzuolo?

Il corpo ha impresso nella Sindone un’immagine inspiegabile, che rappresenta il vero mistero. Questa figura non si può spiegare, come prima si credeva, con un ingiallimento dovuto alla sudorazione. Inoltre, dalle analisi svolte sul negativo dell’immagine, ci si è resi conto che l’immagine è impressa nel lenzuolo anche nelle parti in cui il tessuto non è entrato a contatto il corpo. Scartate anche altre ipotesi, le indagini svolte hanno potuto interpretare il fenomeno soltanto come effetto di una potente radiazione di tipo luminoso – attribuita dai cristiani al fenomeno della Resurrezione».

A questo punto la scienza si è trovata al confine con l’inspiegabile; la fede ha varcato quel confine.

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