A Ramacca, quando si parla di cani, il randagismo non è l’unico problema. In certi casi, anzi, l’aumento degli amici a quattro zampe che gironzolano nel territorio senza l’opportuno controllo passa in secondo piano rispetto per esempio alle condizioni pessime in cui questi animali vivono talvolta quando hanno un “padrone”, o ai maltrattamenti perpetuati nei loro confronti. Oltre alla sensibilità di alcuni cittadini, Ramacca gode per fortuna dell’attività incessante di un gruppo di volontari accreditati che si occupano da anni di cani abbandonati, malati o semplicemente randagi, e che da anni ormai, e per la maggior parte a spese proprie, curano, alimentano e tengono al sicuro in un rifugio. Questo gruppo necessità però di aiuti, sia economici (sono troppi i cani da accudire) e sia in termini di maggiore supporto e collaborazione con l’amministrazione e con le forze dell’ordine.
I tanti randagi che stazionano nelle zone più e meno frequentate di Ramacca (piazzale del cimitero, circonvallazione, piazza Fisichella) non sono gli unici di cui il gruppo di volontari, composto da circa dieci persone, si occupa. In contrada Buonconsiglio (alle spalle del mulino Chiarenza), il gruppo accudisce infatti in modo più urgente dieci randagi che si trovano all’interno di una struttura comunale (intesa come rifugio per ricovero), provvedendo a nutrirli, curare le malattie di cui soffrono (la maggior parte è affetta da leishmaniosi) e sterilizzarli. Il gruppo va avanti tramite autofinanziamenti e donazioni più o meno costanti da parte dei cittadini. Nonostante questo, le difficoltà sorgono a ogni livello.
Per cominciare, la gestione del randagismo e degli altri problemi legati al benessere degli animali domestici in ambito comunale è incompleta e inefficiente, e purtroppo non si può contare molto neppure sulla sensibilità culturale della popolazione. Nonostante si faccia riferimento alle normative regionali, il Comune non è dotato al momento di ordinanze proprie volte a garantire il benessere degli animali domestici su tutti i fronti. Il capitolo “randagismo” è stato aperto solo tre anni fa, nel 2019, e quindi nell’ambito della precedente amministrazione. Della questione, si occupò in prima persona l’ex vice sindaco Filippo Licciardello. Per sinergia tra Asp e Comune, fu istituito nel mese di febbraio 2019 un ambulatorio veterinario e, con ordinanza sindacale del 2 aprile, si avviò l’“Ufficio benessere animale e lotta al randagismo”. In seguito, dopo aver seguito un corso, i volontari presenti a Ramacca hanno ottenuto le certificazioni dall’Asp che ne qualifica le competenze, autorizzandoli a collaborare con i vigili urbani.
La questione rimane però incompleta. Nell’ambulatorio, al momento, si trovano altri cani oltre a quelli già presenti nella struttura comunale in contrada Buonconsiglio. Lo stesso ambulatorio avrebbe anche dovuto essere predisposto a luogo in cui svolgere le sterilizzazioni, ma l’iter è rimasto fermo e nella struttura si può provvedere soltanto alle microchippature. Peraltro, ai cani che sono stati registrati all’anagrafe, sterilizzati e rimessi in libertà nel territorio (come previsto per legge) qualcuno ha rubato persino i collarini rossi che ne segnalano appunto l’autorizzazione da parte dell’Asp.
Il problema dunque riguarda da un lato il randagismo in sé, non del tutto arginato, e, in correlazione, il supporto ai volontari da parte dell’Ente. A tutto questo si aggiunge poi il continuo verificarsi di episodi di maltrattamento dei cani in termini di: limitazione costante dell’animale in spazi ristretti, talvolta anche al buio, e in condizioni igieniche precarie; limitazioni dovute al fatto di tenere l’animale costantemente alla catena. Inoltre, e questo sfocia già nell’ambito del reato, non sono mancati casi di sevizie, uccisione per avvelenamento e altre barbarie.
Per quanto riguarda invece le responsabilità del singolo detentore di animali domestici durante le passeggiate, il problema è diventato un vero e proprio caso di inquinamento del territorio da deiezioni, escrementi non raccolti e sparsi un po’ ovunque.
«Chiediamo – dichiarano i volontari – in primis un giro nelle campagne private per obbligare i proprietari alla sterilizzazione e alla microchippatura. C’è un idea fin troppo erronea della sterilizzazione degli animali. Chiediamo poi che vengano installate le telecamere nella struttura» Diverse volte infatti qualcuno è entrato nel ricovero e ha rubato le crocchette e ferito anche i cani.
Il capitolo riguardante il benessere degli animali e il contrasto al randagismo deve insomma essere ripreso e applicato con maggiore efficacia.